Il clamore e lo stupore suscitato nel paese per il fallimento del mandato esplorativo del presidente della Camera Roberto Fico e il conseguente conferimento dell’incarico di “alto profilo” può sorprenderci?
Il polverone alzato dal vento delle polemiche e della tifoseria dei rispettivi protagonisti della politica, nel governo e nella società, ha trascinato il paese nel fallimento degli accordi e delle intenzioni dei rapporti instaurati per gestire l’Italia. La sfiducia reciproca è prevalsa divenendo una relazione basata sulla ipocrisia e sull’egoismo strategico. Un tirare la corda in direzioni diverse sino a perdere l’equilibrio e il buon senso.
La storia di questa crisi che non nasce in queste ultime settimane, va ripercorsa analizzando non tanto i dettagli ed i fatti susseguitisi, che seppure importanti possono distrarci da una valutazione del contesto generale. La storia di questi ultimi mesi è una storia di immobilismo, di incapacità ad affrontare le opinioni diverse con coraggio e responsabilità. È una storia da manuale di psicologia di veti incrociati ove il pregiudizio ha governato i rapporti, la ricerca di potere od il mantenimento delle posizioni ha generato una spirale di avversione spesso involuta nell’odio dell’avversario.
In questo contesto anche il trasformismo è stato legittimato quale arma di difesa e di attacco al nemico.
I partiti (Partito Democratico, M5S, Italia Viva e LEU) partner del governo hanno convissuto nella medesima “casa” da separati a vigilare il proprio territorio a mantenere la posizione con ogni mezzo. A seconda dei casi sono state ricercate alleanze per consolidare e rendere minoritario l’avversario più insidioso. Gli alleati di governo sono apparsi costretti nella convivenza, senza alcun reale interesse strategico di servire prioritariamente il paese se non le cosiddette "poltrone". La sfiducia ha fatto ritenere le critiche e le proposte un pericolo ed un’insidia alla stabilità del governo. Non si è pensato di dare risposte perché il confronto tra le parti appariva un terreno da evitare, insopportabile, da rinviare ad ogni costo.
Il passo in direzione di un accentramento della gestione del potere è stato inevitabile, il rinvio di mediazioni e chiarimenti è divenuto immobilismo con collegialità ridotta al minimo se non inesistente.
Con l’esplodere della crisi si è scatenata la caccia al colpevole, e si continua ad avvelenare l’acqua dei pozzi. Nessuna autocritica ed una ipertrofica irresponsabilità. È chiaro che non è possibile accomunare tutti, ci sono i distinguo sui casi specifici ma la realtà è stata compromessa. Emblematica la narrazione della difesa dei propri ministri o candidati tali, ritenuti intoccabili, il M5s con Bonafede ed Azzolina, Italia Viva con la Bellanova, il Partito Democratico con Gualtieri........ E sul programma (MES, giustizia, gestione della pandemia, scuola, alta velocità, infrastrutture, reddito di cittadinanza....) con una apparente ricerca di un accordo. Un interesse per il paese?
L’esito della crisi evidenzia così l’inevitabile ricorso ad una soluzione straordinaria che consenta alla politica di ripartire cambiando l’ordine delle priorità, con responsabilità e spirito di servizio, da veri costruttori.
Gaetano Mellia