Apprendiamo con stupore ed estrema preoccupazione, del modo di procedere dell’unità di crisi aziendale dell’ASP di Enna. Solamente oggi, cioè sette giorni dopo la ripartizione dei posti letto comunicata dalla Regione Sicilia per la Provincia di Enna (22 pl terapia intensiva – 140 pl posti ordinari – 30 pl a bassa complessità), si è accorta di non potere autorizzare l’apertura degli annunciati posti letto COVID al Chiello, smentendo quindi tutte le dichiarazioni rese dal Direttore Generale.
A questo punto, non volendo credere che le “barricate” campanilistiche possano avere condizionato l’unità di crisi aziendale o persino la perizia tecnica sull’impianto di gas medicali, anche se alcune dichiarazioni rese da figure istituzionali del Comune di Piazza Armerina indurrebbero al sospetto, l’unità di crisi dovrà trovare una soluzione in tempi brevissimi tenendo conto dei seguenti aspetti:
- Bisogna curare tutti e curarli bene.
- Si sarebbe dovuto fare tesoro della fase 1, avendo consapevolezza dell’errore di dedicare l’Umberto I° interamente al Covid trasferendo al Chiello la patologia non COVID, con il risultato di alimentare la migrazione sanitaria verso strutture di altre province. (perdita parziale o totale di operatività di alcuni reparti.
- All’Umberto I è possibile attivare in sicurezza solo 10 + 10 pl di intensiva e 60 pl di degenza ordinaria (ad oggi sono occupati 58 nell'Area delle Malattie Infettive, 4 in Terapia Intensiva e una paziente in Ostetricia).
- Una nota dell’Assessorato Regionale Sanità stabilisce: o “….se alcune discipline sono presenti nella stessa azienda in forma duplicata, si invita a riorganizzare le attività assistenziali mantenendo attiva solo una unità operativa,……….” o Vi sono delle priorità nell’utilizzo delle risorse umane fino al arrivare ai neo laureati. In atto nell’ASP insistono 4 medicine.
Non si capisce perché bisogna spostare i pazienti dell’unità operativa di Medicina dell’Umberto I in un Ospedale che con l’attuale impianto di gas medicali forse non e’ neppure idoneo in quanto può assistere “solo” 20 pazienti sui vari piani. Dice il direttore generale: “portare i pazienti dove ci sono i Medici (se esistono le condizioni di sicurezza) senno’ portare i medici dove sono i pazienti.”
Al Direttore Generale, ci permettiamo di suggerire:
- Una maggiore attenzione sulle Unità Speciali per la gestione domiciliare dei pazienti affetti da COVID-19 che non necessitano di ricovero ospedaliero (USCA), decongestionerebbe di molto gli ospedali.
- Di rendere pubblici giornalmente l’occupazione dei posti letto per degenti Covid all’Umberto I, il numero di degenti in attesa di un posto ed attualmente ospitati in situazioni precarie presso il Pronto soccorso e quali le destinazioni già individuate per i pazienti in attesa, questo contribuirebbe a dare tranquillità all’utenza.
- Di vigilare sull’operato dell’Unita’ di crisi e, se del caso, integrarlo con figure tecniche. Quanto sopra ed i toni usati sono tali in considerazione che non è il tempo delle polemiche ma è il tempo di collaborare uniti contro questa pandemia.
Certo sarebbe vergognoso che qualcuno approfitti della drammaticità del momento per cercare di mantenere delle posizioni di puro interesse campanilistico/clientelare slegate dall’interesse collettivo, anche perche’ il CORONAVIRUS non ha residenza fissa ma gira per tutti i comuni.
Nello Savoca e Toto’ Barbera