Due proiettili in una busta ed il furore dell’odio si è materializzato. Una minaccia di morte? Un avvertimento per intimorire? Sicuramente i venti furiosi preannunciavano una tempesta.
Il dissenso per la diversità di opinioni od il contrasto per azioni compiute si è trasformato nel tentativo di abbattere il nemico negandogli la libertà di esprimersi.
Tanti solidarizzano ed esprimono la vicinanza all’uomo e alla famiglia. Ma quanti tacciano per esprimere una colpevole equidistanza sol perché non condividono il politico, per il suo carattere, per il suo protagonismo. Quando Il dissenso diviene il viatico della giustificazione della violenza ci troviamo trasfigurati nella bestia che divora i propri simili per sopravvivere e dominare.
Non possiamo consentire lo stravolgimento delle relazioni umane che, allorquando divenissero tumultuose, non debbono potersi mai autodistruggere.
Ogni confronto in politica deve avere l’ambizione di elevare moralmente i protagonisti, nella ricerca di accordi e di una convivenza desiderosa di pace e perché no di una felicità, da condividere.
La polemica nella dialettica politica è spesso una proficua generatrice di rapporti che possono sondare nuovi inesplorati ambiti di incontro e di interscambio, ove, i protagonisti si accettano e accolgono, nella reciprocità, l’altrui idea e la diversità di posizione.
Non possiamo esimerci dall’accettare le nuove sfide del “dialogo”, quale unico antidoto alla violenza, in tutte le sue espressioni.
Gaetano Mellia