La dichiarazione del Presidente della Regione Musumeci sulla scelta del Governo nazionale di “relegare la Sicilia a zona arancione” impone un approfondimento per averla definita assurda e irragionevole senza alcuna preventiva intesa con la Regione e al di fuori di ogni legittima spiegazione scientifica”.
Tale approfondimento ci aiuterebbe a capire se si sta subendo un provvedimento esagerato e ingiusto e se le misure adottate, suddivise per aree di criticità, sono spiegabili perché basate su criteri tecnicamente riscontrabili.
Il Presidente Musumeci dovrebbe informare i siciliani sulla non scientificità della scelta operata dal Governo Nazionale, confrontandosi con i dati i dati del monitoraggio previsto dal decreto del Ministro Speranza del 30 aprile 2020 e dal DPCM del 26.04.
Il monitoraggio è basato sui 21 indicatori per il controllo del rischio e dei nove parametri tra cui il numero di nuovi focolai, il numero di accessi al pronto soccorso per coronavirus, il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva.
Gli indicatori sono raggruppati in tre ambiti. Il primo misura la capacità di raccolta dati delle singole regioni, il secondo la capacità di testare tutti i casi sospetti e di garantire adeguate risorse per contact tracing, isolamento e quarantena e il terzo valuta la capacità “ricettiva” dei servizi sanitari e il monitoraggio del contagio.
Tutto previsto, tutto programmato. Le zone sarebbero state decise sulla base dei dati scientifici comunicati dalle regioni ed in particolare sui dati riferiti alla settimana tra il 19 e il 25 ottobre.
Se Musumeci ritiene che la scelta sia stata operata non tenendo conto dei dati del monitoraggio lo denunci pubblicamente punto per punto e tutti capiremmo le variegate responsabilità, ma, soprattutto, comprenderemmo come intervenire per ridurre i livelli di rischio sanitario con la consapevole partecipazione dei cittadini e delle istituzioni a tutti i livelli.
Se Musumeci non condivide i criteri adottati lo scorso aprile lo dica anche se con ritardo, ma non faccia intendere che le scelte siano solo politiche.
Una cosa è certa il rapporto tra governo nazionale e quello regionale va migliorato, se non addirittura rifondato con le necessarie riforme che superino le insopportabili conflittualità. Non ci possiamo permettere di assistere a questi scontri istituzionali che disorientano oltremodo i cittadini, già in forte stato di sofferenza.
Anche sul fronte dei servizi sanitari è fondamentale sapere se la Regione è inadempiente nell’utilizzo delle risorse finanziarie assegnate dal Governo per il potenziamento della medicina territoriale e della rete ospedaliera. E se a fronte del pensionamento di numerosi medici ed operatori sanitari si è operato in modo adeguato alla loro sostituzione.
Gaetano Mellia