I provvedimenti straordinari per contrastare la pandemia hanno fatto registrare i primi successi. Il contagio rallenta, i ricoveri diminuiscono e si chiudono alcuni reparti ospedalieri dedicati al covid 19.
Ma in questi giorni non possiamo trascurare le gravi conseguenze che la paura del contagio ha prodotto nella popolazione. Quali effetti sulla salute dei cittadini? L’emergenza che ci è piombata addosso ha compromesso od aggravato le condizioni di salute? E le patologie di molti pazienti sono state adeguatamente seguite nel loro manifestarsi o ci sono stati degli aggravamenti?
Il timore di contrarre il virus è sconvolgente. I pazienti si recano negli ospedali solo per le urgenze perché li ritengono una potenziale fonte di contagio. Gli interventi chirurgici non urgenti sono stati rinviati. Le visite specialistiche ambulatoriali ed ogni altra attività diagnostica, già prenotate, sono state annullate. Ed ovviamente non è ancora possibile prenotarne di nuove. Tutto è rinviato. Tutto è sospeso.
A questo si aggiunge, in modo preoccupante, la condizione degli anziani che sono le persone più colpite dal coronavirus, non solo clinicamente, ma anche per le conseguenze psicologiche e sociali.
Gli anziani abituati a frequentare i laboratori dei medici di famiglia per ogni necessità di salute, improvvisamente subiscono un cambiamento. Il loro rapporto con il medico si è trasformato in un rapporto a distanza quasi esclusivamente telefonico. Con gli ambulatori ormai deserti i medici compiono 50/60 telefonate al giorno per parlare con i propri pazienti. Per ascoltare, incoraggiare e consigliare ciascuno.
Con un’ansia crescente ed una evidente fragilità si lamentano sull’incertezza del domani e rassegnati si adagiano in comportamenti di crescente chiusura in sé stessi. E nonostante gli apporti di assistenza dei parenti, badanti e volontari non si è in grado di alleviare la paura opprimente. Siamo innanzi ad un declino che è cognitivo ma anche fisico. Una tendenza a lasciarsi andare non meno pericolosa rispetto alle conseguenze della pandemia.
Ormai è chiaro che è necessaria una svolta. La sanità pubblica deve provvedere subito.
Ed in questa direzione l’avvio dell’assistenza ambulatoriale e della diagnostica, secondo un piano ben definito, può rappresentare una priorità per prevenire un deterioramento delle complessive condizioni di salute della popolazione.
La notizia della volontà del direttore Generale dell’ASP di Enna di restituire l’Umberto I° alla sua naturale funzione di Ospedale generale e di trasferire al territorio la cura degli ammalati Covid, quando non si ha bisogno dell’assistenza ospedaliera, rappresenta un orizzonte positivo che può dare fiducia ai cittadini.
Nell’imminente futuro i cittadini chiedono che il ruolo dei medici di base sia sempre più incisivo nella prevenzione e nella diagnosi. La loro funzione di monitoraggio e controllo è da considerarsi fondamentale e centrale se pensiamo che dovremo convivere con il Covid 19 per un tempo indefinito. Un ruolo rilevante che va sostenuto e valorizzato unitamente a quello encomiabile degli operatori sanitari ospedalieri. Tutti in prima linea a salvaguardare la salute dei cittadini.
Gaetano Mellia