Il Taccuino
DEDALOMULTIMEDIA
10-04-21
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Lunga e brutta storia quella del CISS di Pergusa: costruito per accogliere un grande centro di formazione professionale non fu mai ultimato e per decenni è rimasto come un tetro eco mostro che si specchiava sulle acque del lago. L’immobile poi passò al Comune che lo girò all’ASP perché ne facesse un centro di riabilitazione di respiro regionale. I lavori di ristrutturazione iniziarono e furono stavolta completati in tempi abbastanza rapidi. Ora è la, fermo come lo è stato per decenni e decenni e nessuno si spiega perché; tanto più che i quattrini per gli ultimi piccoli interventi di cui necessita, pare ci siano tutti. Nel corso degli ultimi anni ne abbiamo sentite di tutti i colori sulla sua “Messa in moto”, ma di risultati concreti nulla….. nulla di nulla. Il tragico momento attuale avrebbe potuto dare una risposta se si fosse scelto, come in molti chiedevano, di farlo divenire centro Covid, evitando così che in questo dovesse essere mutato il nostro Ospedale, con tutte le conseguenze che conosciamo, compresa la meno auspicabile, quella cioè della sua disarticolazione, che qualcuno, in termini meno soft chiama “Saccheggio”.

Dopo forti ed autorevoli pressioni, finalmente il Manager dell’ASP (che poi deiventò ex, per tornare ad essere tale) dichiara di non volerne nemmeno sentire parlare e con determinazione ci dice che l’immobile verrà utilizzato per quello che era stato stabilito. Bene, benissimo e allora perché non si fa? Perché continuare a parlare del futuribile, lasciando nel vago ogni risposta? E’ un’opinione pubblica sempre più irritata che se lo chiede, è il contribuente che se lo chiede, sono quelli che mai vorrebbero vedere l’ennesimo scempio di denaro pubblico.

E’ notorio che l’Assessore Razza conosca la situazione anche per aver preso visione dell’immobile e si ritiene quindi che abbia le idee chiare sul da farsi, ma quello che da lui ci si aspettava ancora non appare nemmeno in lontanaza; da personalità dinamica com’è non si comprende come mai non abbia impresso quel colpo risolutivo che avrebbe potuto dare.

La gente aspetta e quando ne discute i commenti sono dell’altro mondo: il CISS sarebbe per tanti occasione di lavoro, fra diretto ed indotto almeno un paio centinaia di nostre famiglie troverebbero o ritroverebbero serenità e benessere. Qui non si vuole entrare nel merito della destinazione, quello tocca a chi né ha la facoltà e la competenza, si vuole solo dire che la corda sta per rompersi con conseguenze che non auguriamo mai a nessuno, ma che ad un certo punto, purtroppo per loro, arriveranno.

Si parla, nel novero delle possibilità future, di privati e la cosa non stupisce, la sanità per chi scrive non può che restare interamente pubblica, ma se si tratta di un progetto innovativo, credibile, realizzato da chi ha esperienze collaudate, perché no! Se è questo che ferma ogni cosa, giungiamo alla conferma che decisione e responsabilità restano termini sconsciuti, a danno purtroppo di un’intera collettività, che stavolta, credetemi, non è più disponibile ad attendere oltre.

Dario Cardaci

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