Ci nascondiamo dietro il romanzo di Pirandello “I vecchi e i giovani”, perché la favola di Fedro, “La volpe e l’uva” è un po’ troppo antica e potrebbe sviarvi da un ragionamento che è invece politico.
Tanto per cominciare, se abbiamo la coscienza sporca non lo daremo a vedere.
28 febbraio 2020. Ne “La Piccola Sarta Cinese (L’amore ai tempi dell’amuchina)”, alla vigilia del lockdown, avevamo irriso alla paura del Covid. Appena qualche giorno dopo l’11 marzo, due giorni dopo l’inizio del lockdown, con “Terron Glacè” abbiamo aggiustato, ma solo di poco, il tiro: “sono i nostri atteggiamenti pubblici e privati gli unici strumenti, le uniche armi che abbiamo a disposizione per vincere questa guerra atipica, ma dove ci sono lo stesso i morti e i feriti. E se i picciotti devono saltare qualche apericena e qualche rito collettivo serale o notturno, se ne stanno già facendo una ragione. Siamo noi adulti il problema”.
Poi è venuta la chiusura chiusura totale e l’abbiamo accettato con serena obbedienza, cercando di fare di necessità virtù. Il Covid c’è ed è pericoloso ed è necessario fare qualcosa. Amen.
Adesso temo che ci macchieremo nuovamente del peccato da cui ci eravamo emendati.
Ottobre 2020. Da qualche settimana avevamo capito che il problema erano i ragazzi e la movida. A prescindere che la movida a Enna o a Villarosa non è lontanamente paragonabile a quella di Milano, Torino, Napoli o cose così, diteci chiaramente, Mr Conte & Friends, che per voi il problema sono i giovani e i loro riti e così ci tranquillizziamo. Nella vita le categorie da evitare cambiano rapidamente: ebrei, zingari, immigrati, peggio se di colore, omosessuali, e adesso… giovani. Sono loro che infettano noi poveri vecchietti, che la movida non la possiamo vedere, come nella favola della volpa e l’uva, di cui sopra.
I bar dunque sono i luoghi peggiori per il contagio: noi siamo sfortunati e ci fanno entrare a due a due e ci servono dietro il plexiglas, ma dove non andiamo? Il “baretto”, invece, famoso nei paesi per gli omonimi amici, è pieno di tifosi, a volte juventini con CR7 tatuato, e dunque luogo di contagio: dunque va chiuso anche quello almeno negli orari di champions!
Come ha detto la ministra Azzolina (non prendetevela con chi scrive ma con Fabio Fazio) se i ragazzi non vanno a scuola, che sarebbe sicura secondo lei, andranno in giro ed è peggio. È vero, ma i ragazzi vanno in giro lo stesso dopo la scuola e dunque il problema dov’è? A scuola non ci si infetta e per strada sì? Allora chiudiamo. E i trasporti? Hanno un bel dire che riducono i posti massimi… Non per difendere Azzolina, che parla troppo e qualche volta a vanvera, ma Paola De Micheli (che quanto ad accento non si può sentire) che ha fatto fino ad ora per migliorare la situazione dei trasporti? Mi pare che sia una questione di rossetto e solo vagamente sessista, come quando Ministro per i rapporti con il Parlamento era Maria Elena Boschi, con cui se la prendevano in tanti, mentre l’attuale Ministro Federico D'Incà nessuno sa nemmeno chi sia.
Scuole aperte, chiese aperte (sapete che siamo cattolici, perciò non è anticlericalismo), cinema, teatri e assimilati chiusi. Se scordiamo per un attimo le connotazioni legate ai luoghi (a scuola si impara, in chiesa si prega, a cinema e teatro ci si dovrebbe divertire…) non vedo la differenza. Tanti posti a sedere e un palcoscenico (scusate l’irriverenza), se non che qui si paga e si possono controllare gli ingressi e il distanziamento lo fanno da tempo per lo scarso numero di spettatori. Si vede che nessuno dei nostri governanti è andato nei luoghi di spettacolo negli ultimi anni, a meno che non sia Sanremo o la prima della Scala!
Ma andiamo avanti. Qual è il senso di chiudere i ristoranti alle 18? Tanto valeva chiuderli alle 15. Chi mangia dalle 15 alle 18? E poi perché, se era già stato stabilito il numero massimo di commensali (raccomandati pure a casa), adesso ci mandano a letto senza cena? E perché di giorno possiamo infettarci e la sera no?
La chiusura notturna inizia alle 23 anziché alle 24: mistero! Si vede che hanno applicato l’ora solare anche a Cenerentola!
Massimo Cacciari, che ci piace anche se non siamo Veronica ex moglie di Berlusconi, ha fatto in tv una filippica che vogliamo fare nostra: “Se mi dicono non fare assembramenti e festini, lo capisco... Se mi dicono non stare con 6 persone... Ma cosa sono, un deficiente? Basta, basta! Basta con questo delirio normativistico assurdo, con questo controllismo fuori senso. Sono un animale razionale e intendo essere trattato come un animale razionale”.
Abbiamo assistito, è vero, e assistiamo a comportamenti che di razionale non hanno nulla. E non sono solo da parte dei giovani ma anche di adulti, anziani e dipendenti pubblici (che a quanto pare sono una razza a parte). Queste persone vanno educate a capire, tanto andranno lo stesso a fare il giro con il cane, la corsetta serale e gli assembramenti vietati.
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Altro tema sulla efficienza dei nostri sistemi (e non è un problema solo locale perché abbiamo parenti dal primo grado al quinto sparsi per l’Italia: i vaccini antinfluenzali. Il 2 ottobre ci hanno massacrato i cabbasisi con l’invito a vaccinarci tutti, prima quelli come noi in via di estinzione ovviamente, con lo scopo di non scambiare tubetti e confetti, cioè normali influenze e Sars-cov-2.
Noi che ci siamo sempre vaccinati, lasciamo passare qualche giorno e andiamo dal medico di famiglia (che immagino si chiamino così solo se sono sposati). I primi vaccini sono già finiti, aspettiamo la seconda tranche. Pare che il problema sia che le prenotazioni dei vaccini sono stati fatti a febbraio e dunque sul consolidato degli altri anni (circa il 20% dei pazienti, che notoriamente sono in gran parte no-vax). In farmacia nemmeno a parlare di vaccini, perché – ci dicono – loro sono l’ultima scelta nelle consegne.
Ma allora perché ci avete invitati a vaccinarci tutti? E soprattutto, se non abbiamo i vaccini antinfluenzali in quantità lontanamente sufficiente e in tempo per i soggetti a rischio, come faremo ad avere in tempo il vaccino anti-covid per tutti? Semplicemente non li avremo.
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Per finire alcune notazioni pratiche, personali e dunque locali, che le autorità sanitarie mi auguro smentiranno subito e ne saremo felici: vorrà dire che siamo stati solo sfortunati.
Abbiamo provato a fare in questi giorni la prenotazione di analisi di routine, mica tamponi.
Prima opzione il sito web dell’Asp. Bello, semplice, moderno, sanitariamente distanziato. Dopo esserci accreditati, appena inseriti i codici della ricetta (le indicazioni sono chiarissime) il sistema dice in rosso che le prestazioni non sono riconosciute. Probabilmente c’è qualcosa che non funziona.
Seconda opzione il call center. Mattinata intera a cercare di trovare libera la linea. Proviamo domani: stesso stress. Poi verso le 14:30 una voce gentile risponde, concordiamo la prima data disponibile, e comincia a chiedere i dati del paziente. Attesa… proviamo di nuovo, mi dice. Attesa… niente il sistema non funziona. Dopo tre o quattro tentativi anche l’addetto si arrende. “Provi più tardi o venga allo sportello, ci sono io”. Prima dell’orario di chiusura (le 17:00) proviamo di nuovo al numero verde che stavolta risponde subito. Una voce diversa e un po’ asettica ci dice subito che il sistema non funziona ancora. Chiedo del sito web e mi dice che conviene andare in direzione dove vedranno se è un problema mio o più probabilmente è il sistema che non funziona. L’avevo immaginato. Vado in direzione per vedere perché il sito web non funziona (per me), proprio una bella pensata.
La terza opzione è quella vincete. Vado allo sportello, al CUP, incontro persone, rischio l’assembramento, ma alla fine ritrovo l’addetto gentile del telefono e prenoto per… il 4 novembre!
“La narrativa è molto più che semplice finzione: è in effetti memoria scritta” diceva Charles Dickens.
Peppino Margiotta