Ma va! Vuoi vedere che finalmente abbiamo scoperto che oltre alla sanità, l’altro pilastro che regge il nostro sistema è la scuola? Ci voleva la pandemia per arrivare a questa certezza? Evidentemente sì, e come se non bastasse, ci si accorge che dopo decenni di tagli indiscriminati, risultano gli anelli più deboli della nostra struttura sociale. Siccome non desideriamo discutere dei massimi sistemi, ci fermiamo a ciò che di più prossimo ci circonda: alla Città ed alla sua rete scolastica.
Diciamo subito che le nostre scuole sono di buon livello, ben tenute, ben attrezzate, con personale esperiente, qualificato e per fortuna in gran parte stabile. Certo, qualcosa andrebbe ancora e sempre fatta, ma al meglio non c’è mai limite. Se poi ci si vuole per forza lamentare di qualcosa, basta vedere le condizioni in cui versano molte blasonate scuole di Catania o di Palermo, per tacitarsi e pentirsi di quello che si è detto.
Comune e Provincia, sempre in bolletta, fanno quello che è dovuto in modo competente e tutto sommato rapido, così fra le tante difficoltà, almeno da noi si va avanti in modo accettabile per tutti. Il devastante impatto del virus ha provocato un balzo in avanti che senza la forza dell’emergenza avremmo raggiunto, dico in difetto, dopo almeno un decennio: DAD (Didattica a distanza) o FAD (Formazione a distanza) erano acronimi conosciuti, ma avveniristici, d’improvviso però sono divenuti pratica costante.
Dopo un primo momento di sbigottimento Docenti e scuole nel loro complesso si sono attrezzati per la nuova evenienza e superata la gran confusione iniziale sull’uso delle piattaforme on line e dei metodi, hanno recuperarato la quasi normalità, tanto è vero, cosa all’inizio impensabile, che oramai si rispetta l’orario così per com’era stato strutturato e le verifiche vengono fatte con sempre maggioire precisione: la cosa bene o male funziona. Dicevo bene o male perché in ogni caso il complicatissimo stato delle cose, fa emergere alcune criticità che se non affrontate rischiano di formare una montagna insuperabile e su cui è il caso di tornare.
Purtroppo sono venute a galla diseguaglianze impensabili, che pure c’erano, ma di cui nessuno si era accorto fino in fondo, parlo dei poveri e dei nuovi poveri, di bambini e ragazzi che vivono in uno stato di disagio tale da non poter contare su alcun valido supporto, parlo cioè di coloro che non sono al pari dei loro compagni; quando la scuola , tramite l’intervento dello Stato, ha cercato di provvedere c’è riuscita solo in parte, non solo perché i mezzi si sono dimostrati insufficenti, ma perchè il loro utilizzo comporta costi eccessivi per chi ha meno di niente.
Ora il Governo cerca di intervenire con un bonus di 500 Euro da destinare alle famiglie in stato di disagio e parla di banda larga solo per gli Istituti scolastici, che è già una buona cosa, ma se di DAD si vuole davvero parlare questa dovrebbe raggiungere tutti ed ovunque, altrimenti è polvere da sparo bagnata. Come si fa a pensare che un ragazzo possa avere una connessione efficiente se vive in una borgata o in quartiere periferico sprovvisto dei servizi più essenziali? Resta da capire, perché nessuno lo spiega.
Situazione ancora peggiore vivono i nostri disabili. Mi riferisco non solo a quelli il cui handicapp mentale impone una didattica quasi esclusivamente laboratoriale, ma anche a coloro che soffrono di handicapp sensoriali come per esempio i non udenti. Non ho satistiche aggiornate, ma posso dire senza tema di smentita, che purtroppo sono tanti e tuttavia anche se fossero pochi, anche se si trattasse di un solo caso, il problema non cambia e va affrontato senza se e senza ma. Fin quando insegnanti di sostegno e genitori possono collaborare, mezza pena, ma non tutti i genitori sono in grado di farlo e non tutti i disabili vivono nell’agiatezza. Per loro l’attuale momento è drammatico e il tormento di chi vorrebbe far qualcosa, ma non può, è grande.
Non illudiamoci che il presente muti dall’oggi al domani, avremo ancora da attraversare mezzo deserto e per Settembre si parla già di didattica “Mista”. Non sarebbe quindi il caso di aggiustare le cose subito, prima di dover scalare, come al solito, la montagna ? Come e cosa potrebbe allora farsi? Innanzitutto battersi per nuove infrastrutture legate all’utilizzo della rete e nel frattempo rivendicare il Wi-Fi libero tramite una forte pressione che i Comuni possono affidare all’ANCI, sulla scorta di quanto già intrapreso dal Sindaco di Palermo: solo così si potrà parlare di vera “Solidarietà digitale” ed in ultima analisi per gli Enti Locali a costo zero. Incentivare, più di quanto si sta facendo, tutte le forme di “Soccorso culturale” utili a non lasciare nessuno indietro, come per esempio l’affiancamento all’insegnante di sostegno di un assistente con il compito di assicurare l’efficacia dei contenuti espressi in DAD . Per ora mi fermo qui, ma ci sarà senza dubbio una continuazione, nella speranza che il messaggio raggiunga chi ha il compito di governare i processi di sviluppo ed inclusione, di uguaglianza e solidarietà nel modo più giusto, efficace ed immediato. Questo, con un termine oramai desueto, è Politica.
Dario Cardaci