Oltre la disabilità
DEDALOMULTIMEDIA
06-03-21
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Qualche giorno fa alla redazione del nostro giornale  ci è stata segnalata una nuova situazione che merita di essere messa a conoscenza della pubblica amministrazione che riguarda ancora una volta la Via Orfanotrofio e in particolare il pezzo di strada in discesa che si trova a ridosso del nume

ro 116, dove, come potete vedere dalle foto qui accanto il quadro si presenta poco rassicurante a causa della presenza del basolato e della grandi buche che si sono formate nel corso del tempo a causa delle intemperie di alcune auto che la percorrono a velocità sostenuta che non solo hanno causato danni alla strada ma mettono in pericolo i pedoni. Il basolato afferisce alla tecnica di pavimentazione stradale adottata, a partire dai primi anni del Settecento, in tutto il Meridione, che prevede un perfetto accostamento di conci di forma squadrata e perfettamente planari sulla superficie viaria che risulta ad elevata pericolosità (ridotta aderenza) soprattutto per chi percorre la strada a piedi in qualsiasi periodo dell’anno.

Infatti, se piove, se ne c’è la neve o il sole le basole diventano scivolose e così si rischia di cadere; l’unico sostegno è un corrimano ma questi non è presente in tutta la discesa visto che sono presenti i vari ingressi di molte abitazioni. E’ così in alcuni punti si rimane senza alcun sostegno su cui potersi appoggiare.

Tra le possibili soluzioni a breve termine vi è la sostituzione del basolato con una pavimentazione in conglomerato bituminoso. Tale soluzione generalmente è da escludere in aree soggette a parere della Soprintendenza.

In tal senso viene chiesto un parere tecnico all’ingegnere Tiziana Campisi, docente di trasporti presso l’Università degli Studi di Enna Kore che si occupa di diversi temi attinenti all’accessibilità e le infrastrutture viarie.

L’ingegner Campisi sostiene che le basole in pietra naturale sono uno dei materiali più resistenti e esteticamente adeguato alla pavimentazione stradale urbana, specie nei centri storici. La strada oggetto del presente articolo risulta però caratterizzata da diverse tipologie di pavimentazione con periodi di posa differenti.

La stessa propone di effettuare della manutenzione incrementando l’aderenza dell’attuale pavimentazione attraverso alcune tecniche specifiche. Nello specifico la pietra lavica potrà esser “pallinata” ossia sottoposta a un getto continuo di granelli di acciaio, ottenendo così una superficie ruvida simile alla buccia di arancia. Inoltre, la pietra lavica potrà esser “bocciardata” ottenendo mediante l'uso di un macchinario (bocciarda)ottenendo una superficie ancora più ruvida. La tecnica della pallinatura viene in generale effettuata su prodotti per esterni come scale, gradini, pavimenti, piazze, pavimentazioni antiscivolo, piscine, cordoli, fontane, ecc.    La pavimentazione con basole di recupero (con spessori variabili dai 20 cm ai 40 cm di media) inoltre dovrà esser ripulita dall’asfalto superficiale (attraverso raschiature, sabbiature), rilavorate anche in superficie per renderle anti-sdrucciolevoli e posate su sottofondo di sabbia e cemento di spessore 10 cm.

L’accessibilità dello spazio pubblico per i diversamente abili verrà garantita nel rispetto delle norme previste dal D.P.R. n°503/96 e successive modifiche nel caso in cui le strade esistenti risultino prive di dislivelli.

Per quanto concerne la parte di strada pavimentata in basolato “autobloccante” sarà necessario effettuare una manutenzione al piano di posa, stabilendo le corrette pendenze necessarie al deflusso meteorico, ripensare risolvendo le criticità connesse ai cedimenti e agli avvallamenti che riducono una mobilità a piedi sicura.

Si ribadisce che tutte le superfici in pietra a vista non dovranno presentare spigoli vivi. Le pavimentazioni in pietra dei marciapiedi dovranno avere una finitura antisdrucciolevole.

Tale soluzione dovrà prevedere un piano manutentivo definito e che permetta di garantire per la vita utile della pavimentazione (circa 25-30 anni) l’aderenza necessaria alla sicurezza della mobilità a piedi e non, conclude l’ingegner Tiziana Campisi.

 Andrea Fornaia