Noi palermitani devoti di Santa Rosalia, eletta a patrona della nostra città per averla liberata dalla peste del 1624, siamo abituati alle epidemie perchè da sempre conviviamo con tutti i popoli che c'è le hanno portate a casa.
Infatti fu durante quella aggressione epidemica che morì la moglie del giovane saponaro Vincenzo Bonelli, noto come "il cacciatore". Questi, preso dalla disperazione, il 13 febbraio del 1625 sfuggì all'imposizione delle autorità di non uscire dalla propria casa e si avviò sul Monte Pellegrino per suicidarsi.
Un attimo prima che egli attuasse la sua angosciante e terribile decisione, gettandosi da una rupe, gli apparve la Santuzza. Ella gli chiese di adoperarsi affinché il cardinale Doria si convincesse a riconoscere l'autenticità delle proprie ossa rinvenute mesi prima, il 15 luglio 1624, sulla quale invece il prelato era molto scettico.
Santa Rosalia gli rivelò pure che solo dopo averle portate in processione al canto del "Te Deum laudamus", la peste sarebbe stata definitivamente debellata. Ed infine profetizzò l'imminente morte del cacciatore, che infatti si verificò subito dopo che questi mantenne fede all'incarico conferitogli riferendo l'accaduto al proprio confessore.
Quindi il fatto di rimanere in casa durante questi tragici eventi è praticamente da sempre la misura più efficace per contrastare un contagio.
Oggi ci stiamo ritrovando di nuovo impauriti e smarriti, perchè vivevamo una finta vita in cui ci sentivamo tutti forti e capaci di tutto.
Ma questa nuova peste ha smascherato la nostra vulnerabilità e lasciato a nudo le nostre false sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre giornate piene di futili impegni, frivole abitudini e false priorità!
Con la nuova peste sono crollate le nostre maschere pirandelliane con cui nascondevamo il nostro egocentrismo più profondo, preoccupati soltanto della nostra falsa immagine e finalmente è stata riscoperta invece quella appartenenza comune alla stessa società a cui non dobbiamo mai sottrarci come la storia ci ha sempre insegnato, soprattutto dopo le grandi tragedie che ci hanno colpito come le pesti o le guerre, quando proprio negli anni '60 dopo l'ultima grande guerra eravamo tutti solidali tra di noi senza differenze ideologiche ne politiche alcuna, tutti coesi a ricostruire il nostro paese ed uniti negli ideali e valori morali, come spero questa nuova tragedia globale possa di nuovo far ricordare ai piu' grandi ed insegnare alle nuove generazioni, all'insegna della fratellanza solidarietà ed appartenenza ad un unica patria, tutti figli creati nello stesso mondo e sotto lo stesso cielo!
Fabrizio Vella