Parliamone insieme

L’anticultura del “culturalmente corretto”

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Ci si augura che i politici comprendano, una volta per tutte, che la Cultura (con la C 

maiuscola) oltre a veicolare idee, opinioni e suggerire costrutti sociali, viaggia sempre e comunque attraverso quel “Logos” libero e fortunatamente incontrollabile che viene costantemente intermediato dai social e da alcuni media (no mainstream). Il ruolo della “Cultura” è quello d’interrogarsi ed indicare tutte le strade possibili verso una soluzione o un metodo su come affrontare le molteplici questioni che abbracciano lo scorrere della vita. Ignorando tutto ciò, al contrario, si assiste ad atteggiamenti timorosi nell’investire risorse (anche se modeste) in eventi culturali con relatori di rango (filosofi, letterati, storici, opinionisti, economisti ecc.) che nutrano e dèstino gli intelletti della collettività. Eventi che, a volte, divergono dalle visioni “politicamente corrette” e dalle scelte partigiane che manifesta la classe governante, destando “il dubbio” in chi crede nel libero pensiero Ed è a causa delle idee, (spesso errate) sui contenuti o sugli orientamenti dei relatori da invitare, che la proposta dell’evento culturale viene bocciata per paura di ricevere lamentele da parte di chi, dimostrando un’ ignoranza abissale, non si rende conto che le idee definite “eretiche” o “pars destruens” della “cultura alternativa”, attraversano le loro menti da parte a parte senza che costoro ne percepiscano minimamente la consistenza ed il peso coscienziale che, fortunatamente, il popolo intuisce. E’ questo il vero motivo per cui le istituzioni non patrocinano le diverse proposte culturali in cui predomina quella sacrosanta contrapposizione dialettica avente come scopo nobile quello di evolvere lo spirito ed il pensiero critico. In definitiva, se anche alla cultura si tenta di mettere “il bavaglio” per ciò che non appare “culturalmente corretto”, per paura che si crei - a causa dell’eccessiva “ereticità” - un vespaio che possa far perdere consensi, allora siamo veramente messi male, anzi, malissimo. La Cultura deve volare alta e deve essere “bipartisan”, ossia, programmata in maniera tale da creare eventi in cui intellettuali di orientamenti diversi trattino gli stessi argomenti, ma con idee antitetiche e dispongano l’uditorio ad un’attenta ed elaborata riflessione critica: questo non può essere rifiutato a priori! Le azioni di successo passano sempre attraverso la creazione di un contraddittorio che sia intellettualmente onesto e qualificato. Nessuno mai, se dotato di un minimo di raziocinio, potrà autoproclamarsi sacerdote e custode del “culturalmente corretto”. Solo gli arroganti e chi si ostina a difendere l’indifendibile, deve temere le indignazioni sociali: questo non può e non potrà mai avvenire a chi propone “Cultura di rango” con apertura al bipartisan. Fortunatamente anche a questo triste fenomeno si sta tentando di porre rimedio attraverso la figura dei “liberi mecenati”. Persone di buona volontà che vogliono soppesare anche la cultura dell’anti-sistema, del diverso e vogliono contribuire economicamente ed in maniera volontaria alla realizzazione degli eventi (cosiddetti “strani”) dimostrando di credere profondamente in quel confronto che alberga nella dialettica di memoria hegeliana: tesi e antitesi (quella parte della dialettica che crea il vero momento di crescita intellettuale). Un percorso virtuoso capace di originare quella sintesi che ponga solide basi su cui generare convinzioni e idee che siano nutrimento per l’intelletto e per l’anima: abile nocchiero dell’arte del vivere.

Tony La Rocca

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