L'emergenza sanitaria ancora in corso ha stravolto la vita di chiunque. Ognuno, a suo modo, ha dovuto fare i conti con un nemico invisibile, brutale. Il conto da pagare, oltre alla morte e alla malattia di decine di milioni di persone, è un drammatico aumento di casi di ansia e depressioine e dell'incidenza dei disturbi mentali.
L'impatto della pandemia e del lockdown sulla sfera psicologia è tuttora preoccupante: i medici hanno registrato un aumento nell'uso di sonniferi, ansiolitici e antidepressivi, non solo negli adulti. Nei bambini e negli adolescenti è stato registrato un aumento disturbi della regolazione emotiva quali autolesionismo e tentativi di suicidio, abuso di sostanze psicostimolanti e di alcol, disturbi del comportamento alimentare, violenza e bullismo, anche online.
Uno studio condotto dall' IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano ha mostrato le ripercussioni a medio termine che il Covid-19 può lasciare sui pazienti dal punto di vista psichiatrico.
Lo studio – pubblicato sulla rivista scientifica Brain, Behavior and Immunity e coordinato dal professor Francesco Benedetti, psichiatra e Group leader dell’Unità di ricerca in Psichiatria e psicobiologia clinica – è stato condotto su un campione di 402 pazienti (265 uomini e 137 donne).
Oltre alle interviste cliniche, lo strumento utilizzato per la rilevazione dei dati è stato un questionario di auto-valutazione, volto a esaminare i sintomi psichiatrici dei pazienti Covid-19 a un mese di follow-up, dopo il trattamento ospedaliero.
I risultato hanno mostrato la presenza di almeno uno tra i seguenti disturbi nel 56% dei pazienti presi in considerazione – tra i soggetti con una precedente diagnosi psichiatrica:
- disturbo post-traumatico da stress;
- depressione;
- ansia;
- insonnia;
- sintomatologia ossessivo-compulsiva.
“Tra chi non ne era mai stato affetto, in particolare sono le donne ad aver sofferto di più per l’ansia e la depressione, nonostante la minore gravità dell’infezione” si legge nel sito web dell'Ospedale e “sono state riscontrate ripercussioni psichiatriche meno gravi nei pazienti ricoverati in ospedale rispetto ai pazienti ambulatoriali”.
Afferma il prof. Benedetti: “È apparso chiaro da subito che l’infiammazione causata dalla malattia potesse avere ripercussioni anche a livello psichiatrico. Infatti, gli stati infiammatori (anche in conseguenza a infezioni virali) possono costituire dei fattori di rischio per diverse patologie, in particolare la depressione”.
Le ricerche e gli studi del San Raffaele non si arrestano a quella appena presentata: “Questo studio è solo il primo di molti altri che si propongono di indagare l’impatto psicopatologico di COVID-19. Il prossimo obiettivo è approfondire la ricerca sui bio-marcatori dell’infiammazione per diagnosticare condizioni patologiche emergenti e monitorarle nel tempo.
Infatti, grazie alla creazione di una bio-banca fin dai primi giorni dell’epidemia, abbiamo oggi a disposizione informazioni cliniche e materiale biologico dei pazienti ricoverati e trattati nel nostro ospedale” conclude Francesco Benedetti.
Giovanna Garlisi
Fonte: https://www.hsr.it/news/2020/agosto/ansia-depressione-post-covid
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