La satira è una forma espressiva caratterizzata dall'attenzione critica ai vari aspetti della società, mostrandone le contraddizioni e promuovendo il cambiamento.
Essa mira a far ridere criticando i personaggi e deridendoli in argomenti politici, sociali e morali.
Si distingue dalla comicità e dallo sfottò (la presa in giro bonaria), in quanto in essi, a differenza della satira, l'autore non ricorda fatti rilevanti e non propone un punto di vista, ma fa solo del "colore".
La satira trova il suo fondamento normativo negli artt. 9, 21 e 33 della Costituzione, ma non può rispondere ad esigenze informative, non può avere un rapporto di coincidenza con la verità del fatto, né può conformarsi a parametri di espressione equilibrati.
Il diritto di satira esprime un giudizio ironico sul fatto attraverso paradossi e metafore e, pertanto, alla luce di ciò si sottrae al rispetto del parametro della verità.
Infatti si parla di satira proprio perché il fatto narrato risulta essere diverso dalla realtà e risulta, sin da subito, inverosimile.
La giurisprudenza ritiene che la satira sia un diritto costituzionalmente garantito, in quanto manifestazione della libertà di manifestazione del pensiero (art. 21 Cost.) in qualunque forma, scritta, orale o figurata.
Tuttavia, la stessa è soggetta a limiti ed in particolare “al limite della continenza e della funzionalità delle espressioni adoperate rispetto allo scopo di denuncia perseguito” (Cass. Civ. Sez. III, sent. n. 23314 dell’8 novembre 2007).
In particolare, ritiene la Suprema Corte, la satira risulta essere soggetta al limite della continenza in quanto rappresenta, ad ogni modo, una forma di critica e, come tale, non può non rispettare i valori fondamentali della persona umana, esponendola al biasimo ed alla derisione della sua immagine pubblica.
Pertanto sussisterà la scriminante del diritto di satira quando il giudizio esternato, pur essendo critico è presentato dall’autore senza propositi informativi ed in un contesto di inverosimiglianza e non veridicità; quando tale giudizio è finalizzato alla dissacrazione o alla critica di persone di alto rilievo; quando, pur essendo espresso mediante un linguaggio esagerato, ironico e paradossale, non travalichi il limite della continenza ovvero non oltrepassi il limite con attribuzioni di condotte illecite o moralmente disonorevoli.
Carmela Mazza
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