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Lunedì, 05 Giugno 2023

 

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La didattica digitale e il nuovo divieto ministeriale dell’iphone in classe sono temi di forte interesse nel mondo della scuola. L’acceleratore non è stato solo il Covid, quanto la digitalizzazione pervasiva che caratterizza il nostro tempo. Il Covid ha fatto emergere le insufficienze di una scuola incentrata su paradigmi ormai fuori tempo, fondati sullo strumento libro cartaceo intorno al quale si è organizzato tutto il sistema-scuola: classi, orari, organizzazione del sapere, valutazione, rapporto docente-alunno e così via.pexels olia danilevich 5088022

Su un punto saremo tutti d’accordo: il processo di digitalizzazione nella società esige una rifondazione della scuola, ovvero l’educativo digitale, che non è il semplice uso delle tecnologie, quanto piuttosto l’organizzazione flessibile e non standardizzata del fare scuola. Certamente non è la semplice implementazione delle tecnologie nella struttura vigente, ma sono anche le istanze pedagogiche e didattiche, che includono la riarticolazione degli spazi fisici, degli orari, della suddivisione disciplinare, delle risorse didattiche e della loro fruizione.

E’ necessario aumentare la conoscenza sul valore della didattica in digitale per accrescere la consapevolezza di quanto la stessa possa aggiungere qualità ai risultati formativi degli studenti. E’ un processo complesso che impone uno sforzo non solo a livello organizzativo, ma didattico e culturale con il coinvolgimento dei diversi beneficiari: scuola, giovani, imprese, Paese.

Tutto ciò starebbe a significare che dovremo metterci nell’ordine di idee di non considerare più le tecnologie mobili (smartphone, tablet) come strumenti ‘distoglienti’ dalla dialettica insegnamento-apprendimento ma piuttosto come settings per accompagnarne l’integrazione nell’ambiente digitalizzante, considerandole parte di esso. A maggior ragione quando esse diventano il fulcro intorno a cui si articolano le pratiche educative della cosiddetta “scuola digitale”.

I nostri studenti vivono e vivranno sempre più un rapporto simbiotico con le tecnologie all’interno di un flusso costante di informazioni e in una rete complessa di connessioni. Se compito della scuola è preparare l’inserimento degli studenti nella vita sociale, allora la scuola deve attrezzarsi di conseguenza: ciò non significa abbracciare necessariamente le tecnologie, bensì aiutare i giovani ad utilizzarle in maniera sostenibile, efficace. Ci piaccia o no, i dispositivi digitali rappresentano uno dei maggiori strumenti di plasmazione del nostro tempo, anche dal di fuori dell’area scolastica, dove un decreto ministeriale di privazione del loro utilizzo perde automaticamente ambito d’applicazione.

Insegniamo piuttosto ai nostri ragazzi a gestire l’informazione e a utilizzare in modo corretto tablet e cellulari, ma cominciamo a farlo all’interno delle famiglie. Molti genitori spesso affidano questi dispositivi ai loro figli per sostituire baby sitter, badanti, nonne e addirittura il loro affetto e la loro attenzione con questi “dispo-sostitutivi”. Un bambino che passa molto tempo su tablet e cellulari può soffrire di tantissimi problemi: dipendenza dalla tecnologia, iperattività ed esclusione sociale. Lasciare usare in modo indiscriminato e non controllato tablet e cellulari ai nostri figli vuol dire condannarli ad un futuro infelice dipendente da farmaci e dispositivi elettronici.

Vincenzo Di Natale

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