L’origine megarese di Selinunte, oltre che dalle fonti storiografiche antiche, ci viene confermata anche dai culti selinuntini e dalla lingua greca, ricca di inflessioni dialettali megaresi, che si legge nelle epigrafi trovate. Ben presto, però, altri elementi etnici, e quindi anche culturali, si inserirono nel tessuto megarese della colonia: erano alcuni rodii, che avevano forse partecipato nel 580 al fallito tentativo di colonizzazione a Lilibeo di Pentatlo, o forse alla fondazione di Agrigento; altri erano dorici che, al tempo della spedizione di Dorieo in Sicilia nel 510, penetrarono a Selinunte al seguito dello spartano Eurileone, che divenne anche tiranno della città. E con i nuovi elementi etnici, anche nuovi culti si diffusero a Selinunte, come quelli dorici di Phobos e soprattutto di Eracle, alle cui leggende si ispirarono anche gli artisti che scolpirono le metope dei templi selinuntini.
La città, dunque, fondata intorno alla metà o nella seconda metà del VII secolo, e certamente ampliata nel VI secolo per assorbire la continua immigrazione, megarese e non, sorgeva su un pianoro elevato circa 30 metri sul livello del mare e delimitato ad ovest dal Modione e ad est da un corso d’acqua di minore portata, il Cottone, alla cui foce era situato il porto della città.
Il pianoro, che era di natura calcarea, finiva a strapiombo sul mare e sporgeva allora di più, formando una insenatura in corrispondenza della foce del Modione. Nella parte sud del pianoro, quella sporgente sul mare, fu costruita l’acropoli con la zona sacra; oltre le mura dell’acropoli, nella parte nord del pianoro, detto della Manuzza, sorse poco dopo il centro urbano, che si estendeva su una superficie di oltre 20 ettari e che poteva dare alloggio ad una popolazione di alcune decine di migliaia di abitanti.
Ad est e ad ovest della città si trovavano due aree‚ sacre: ad est del Cottone, nella pianura di Marinella, furono costruiti i più grandiosi templi di Selinunte; ad ovest del Modione sorsero vari santuari, di cui il più famoso e il più antico era quello consacrato alla Malophoros (Demetra). La campagna attorno a Selinunte, solcata dai due corsi d’acqua, era cosparsa di paludi che, con le loro putride esalazioni, costituivano un pericolo per l’igiene pubblica, tanto che nel V secolo i Selinuntini fecero venire da Agrigento il medico, fisico e filosofo Empedocle, che realizzò opportune opere di bonifica. Nonostante questa minaccia naturale, comunque, Selinunte conobbe nel VI e nel V secolo un notevole sviluppo demografico, urbanistico ed economico.
Articolo tratto da: https://parchiarcheologici.regione.sicilia.it/selinunte-cave-cusa-pantelleria/selinunte-la-citta-tra-i-due-fiumi/
Foto di Franck Manogil from Beziers, France - Selinunte, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=28082902
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