Crescono le rimostranze e le perplessità dei più svariati enti e rappresentanti riguardo alle misure imposte dal Governo per contenere l'attuale situazione pandemica. In particolare, all'indomani dell'immissione della Sicilia nelle cinque regioni appartenenti alla zona arancione, non si sono placate le voci secondo cui un'ipotetica zona rossa sarebbe nei piani del presidente Nello Musumeci. I dubbi e le perplessità emersi sui media nazionali e regionali, pian piano, assumono sempre più sfaccettature e divergenze, un po' come il virus stesso, e le varianti venute a galla negli ultimi periodi (quella inglese e quella sudafricana su tutte). Una pletora di pareri che non trova più un'unità. Diversi rappresentanti della politica nazionale hanno esposto i loro punti di vista in tivù e sui giornali, e la foriera principale di queste perplessità, negli ultimi giorni, è stata la possibilità di un rientro a scuola. Giuseppe Badagliacca e Nicolò Scaglione del Csa-Cisal, per esempio, in merito alla riapertura delle scuole hanno dichiarato quanto segue.
“Gli asili nido e le scuole dell'infanzia che si occupano delle bambine e dei bambini da 0 a 6 anni, specie nel momento in cui i contagi da Covid-19 sono in risalita, meritano più attenzione da parte del Governo regionale e dei sindaci: si tratta di ambienti di lavoro molto particolari in cui non è possibile né mantenere il distanziamento sociale, né obbligare ‘l’utenza’ all’uso delle mascherine. La decisione di lasciarli aperti, contrariamente al resto del mondo scolastico, va incontro alle esigenze di tante famiglie e dei bambini stessi, ma servono misure che tutelino loro e i lavoratori come, ad esempio, una corsia preferenziale nelle vaccinazioni, sanificazioni periodiche e controlli capillari".
Occorre ricordare come la suddivisione in fasce voluta a palazzo Chigi dia, ad oggi, la priorità ai membri del personale sanitario tutto; pressappoco ogni mese, la Nazione verrà suddivisa per fasce d'età, partendo dalle categorie più a rischio, ovverosia gli anziani.
(M)